“Cronologia dei giustiziati di Palermo 1541-1819” – Antonino Cutrera (1917, Palermo)

Con questo articolo voglio inaugurare una mini rubrica sulle letture che consiglio agli appassionati di storia siciliana, non ristretta al solo aspetto genealogico.
Potremmo chiamarla Le letture del Genealogista, dal momento che si tratterà solo di libri letti in prima persona.

Poter contare su pubblicazioni, trattati o diari dei tempi che furono si rivela infatti molto utile durante le ricerche genealogiche, soprattutto quando si scavalca (indietro!) il XIX secolo, non tanto per le notizie dirette (bisogna essere fortunati), quanto per le fondamentali informazioni generali su diversi aspetti della vita dal ‘500 in avanti.

Seguendo le tracce di Francesco Paolo Carnazza, giovane ennese decapitato nel 1771 a Palermo per un delitto forse mai compiuto (l’assassinio dello zio Melchiorre Grimaldi, parroco della Chiesa Madre di Castrogiovanni – oggi Enna), sono andato alla ricerca di fonti dell’epoca di prima mano, e ho così scovato il rarissimo Cronologia dei giustiziati di Palermo 1541-1819 di Antonino Cutrera (1917).

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La mia copia de “Cronologia dei giustiziati di Palermo” di Antonino Cutrera

Oggi si possono rintracciare solo poche copie al mondo, e ancora meno sono quelle disponibili per l’acquisto, ma con un po’ di fortuna e il prezioso aiuto del mio amico Elio Carnazza, parte in causa nella ricerca, sono adesso in possesso di una delle ultime rimaste.

Il libro, pubblicato nel 1917 dalla Casa Editrice “Boccone del Povero” di Palermo, contiene una parziale trascrizione del manoscritto, oggi perduto, Ragguaglio dei condannati alla morte, ovvero la minuziosa descrizione degli ultimi giorni di vita, nonché del reato, di tutti i siciliani condannati alla pena capitale che ricevettero la “consolazione” della Compagnia del SS. Crocifisso di Palermo – cosiddetta confraternita dei Bianchi – nel periodo dal 1541 al 1819.

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Interno Cronologia dei giustiziati di Palermo – A. Cutrera

Oltre alla storia di Francesco Paolo Carnazza, il nostro target, tra le trascrizioni sono presenti altri 75 casi di condannati alla pena capitale tra i 405 che chiesero di discaricare la propria coscienza, ovvero il 19% dei 2127 assistiti dalla Compagnia nei 3 secoli di attività, prima di essere giustiziati nel Piano della Marina a Palermo (oggi P.zza Marina, in prossimità della Villa Garibaldi) per ordine della Regia Gran Corte Criminale.

Dal primo – Matteo Lo Papa (23 Maggio 1567), reo dell’omicidio di Domenico Pittinicchio in quel di Mistretta – agli ultimi – i banditi Marco Albano alias Martelluzzo e Vincenzo Bologna alias Diavolazzo (17 Marzo 1810), colpevoli di “furti con violenza nella strada pubblica e nelle campagne”.

Lasciando ai lettori il “piacere” di scoprire in prima persona i reati, le modalità d’indagine (e interrogatorio), le pene e in generale la macchina della giustizia siciliana (borbonica) a cui sottostavano i nostri antenati, è possibile analizzare statisticamente alcuni dettagli:

  • su 76 discarichi di coscienza, 75 sono di uomini, 1 soltanto di una donna (40 donne sui 2127 condannati a morte);
  • 4 condannati a morte erano palermitani, 31 forestieri, di 41 non si conosce la provenienza;
  • per quanto riguarda i reati che portarono alle condanne:
    • 40 omicidi
    • 20 furti
    • 9 omicidio e furto
    • 8 per “banditismo”
    • 5 per banditismo e furto
    • 3 per banditismo e omicidio
    • 2 per nefandum (reati connessi alla sfera sessuale, tra cui, ai tempi, figurava l’omosessualità)
    • 2 falsari
    • 1 per lesa maestà
    • 1 infanticidio (commesso da Paola Grosso di Mineo, l’unica donna di cui è stata trascritta la confessione)

La modalità con cui si eseguiva la condanna a morte variava invece in base alla condizione sociale del condannato e alla gravità del reato, in particolare:

  • 49 decapitazioni con ghigliottina (riservata ai nobili)
  • impiccagioni o strozzamenti per i circa 2000 rimanenti (plebei), spesso precedute da torture e seguite dalla cremazione o altre pratiche meno… “classiche” ed onorevoli.

Per non correre il rischio di entrare troppo nello splatter, è meglio farmarsi qui.

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La pura verità – Discarichi di coscienza intesi dai Bianchi

Chi volesse però approfondire, vista la difficoltà (e il costo!) di ottenere il manoscritto fin qui presentato, può virare sul ben più economico La pura verità. Discarichi di coscienza intesi dai Bianchi (Palermo 1541 – 1820)M. P. Di Bella, Sellerio 1999.

In questo saggio sono raccolti i discarichi di coscienza ricevuti dalla Compagnia dei Bianchi di Palermo, tratti dalle opere di A. Cutrera (di cui abbiamo parlato), Gioacchino Di Marzo, Francesco Maria Emmanuele e Gaetani – Marchese di Villabianca-, Giovanni Paolo Di Mercurio ed altri.

Ecco l’indice: c’è per caso qualche conoscente?

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Indice de La pura verità

Con l’augurio di una buona lettura vi lascio dandovi appuntamento al prossimo “consiglio”.

 

4 opinioni riguardo a ““Cronologia dei giustiziati di Palermo 1541-1819” – Antonino Cutrera (1917, Palermo)

  1. Molto interessante!!
    Mi piacerebbe avere qualche notizia riguardo alle condanne a morte per omosessualità. Anche in quel caso la confraternita raccoglieva le loro confessioni? Ci sono nei libri in suo possesso delle dichiarazioni di persone che purtroppo furono condannate per questo motivo?

    Grazie ancora
    Saluti

  2. Le confessioni vere e proprie erano raccolte (spesso sotto tortura) dal Tribunale della Regia Gran Corte Criminale; la confraternita aveva invece il compito di far dichiarare al condannato che eventuali complici, mandanti o colpevoli del reato chiamati in causa durante la sua confessione erano invece innocenti. Da questo deriva l’espressione “discarico di coscienza”.
    Durante il processo e le torture spesso gli imputati per “paura della corda” tiravano in ballo altri colpevoli, che successivamente, se non potevano contare su un forte alibi, rischiavano di subire un ulteriore processo.

    Di sicuro ci sono i discarichi di coscienza dei colpevoli di nefandum, ma non si entra mai nei dettagli, anche perchè quasi sempre erano gli stessi confrati a scrivere il discarico (essendo i condannati il più delle volte analfabeti).

  3. Nel libro “La pura verità. Discarichi di coscienza intesi dai Bianchi (Palermo 1541 – 1820)”, scritto da Maria Pia Di Bella, (Sellerio, 1999), sono stati raccolti 76 “discarichi di coscienza” intesi dalla Compagnia dei Bianchi di Palermo che Antonino Cutrera aveva scritto a mano in un quaderno la cui esistenza mi e’ stata indicata da Francesco Lo Piccolo che ringrazio ancora. Ho aggiunto in appendice nove “Capitoli della Compagnia”, quattro “Capitoli cappella” e un conforto (Di Bologna, 1610).

  4. Grazie Maria Pia, che piacere ricevere la sua visita!
    Sicuro che lo conoscerà già, anticipo l’oggetto del prossimo “consiglio letterario” (che arriverà quando avrò il tempo di scriverne per bene): La corda e la mannaia: Delitti e pene nella Sicilia del «buon tempo antico» (XVI-XVIII secolo), di Rosario La Duca.

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